Marocco - dicembre 2002

Il Marocco è un paese che ti lascia un'emozione difficile da dimenticare, soprattutto per la semplicità della sua gente e i colori caldi che avvolgono il Paese. Per le vie di Marrakech, Fes, Volubis, Rabat e Casablanca ogni cosa ti riporta ad un tempo lontano, quando ogni gesto, ogni parola pronunciata in silenzio avevano un profondo significato.

Il nome Marrahech significa in arabo "venerdì dell'impiccato", è ovunque conosciuta per la sua famosissima piazza : la "Jemoa-el-Fna". In questa piazza si svolge il mercato più famoso e caratteristico del paese, dove è possibile trovare di tutto, dalle batterie di pentole agli incantatori di serpenti, trasformando così la piazza in un palcoscenico all'aperto.

 

 

 

Appartenenti ad una tradizione del passato i venditori d'acqua circolano per le strade della città con i loro originali e coloratissimi vestiti.

 

Da qualche parte ho letto che unici per i colori che offrono sono  i              tramonti di Marrakech. E' proprio vero. Penso che non potrò mai dimenticare  quella tavolozza di colori che vanno dal fucsia all'arancio mischiati in quel cielo blu.  

 

Fino a notte tarda i profumi di spezie venduti nel souq della città si mescolano a odori di carne, di pesce e patatine fritte.

 

Ristorante Chez Ali a Marrakech

 

Fes , la città blu, è maggiormente ricordata per la sua antica medina,  divisa in 500 microquartieri, e per le sue numerosissime moschee

 

I bambini in Marocco sono onnipresenti. Ti sorridono, ti scrutano e poi ti chiedono con la solita frase : "Dirham? Bon bon ?Stylo? ". Altri , come in questa foto, ripetono pazientemente i precetti in una scuola coranica.

 

Decisamente suggestivo è il quartiere dei tintori che s'immergono nelle vasche per lavorare le pelli. Le sostanze hanno un odore penetrante e insopportabile, ma il colpo d'occhio è bellissimo : una tavolozza di colori dalle mille sfumature.

 

Le magnifiche decorazioni della porta Bab el Mansou ci fanno entrare a Meknes , soprannominata  la "Versailles marocchina", perchè ricca di oro, marmo e onice, un tempo scambiati con carichi di zucchero.

 

Forte è il profumo della menta in foglie, infilata a rametti interi nelle teiere e persino nei bicchieri del tè sempre troppo zuccherato.

 

A Volubilis sembra di stare a casa. Colonne, archi e templi costituiscono il sito archeologico romano più importante del Marocco e oggi patrimonio dell'Unesco.

 

Della Casbah degli oudayà, a Rabat, ricordo la luce soffusa e misteriosa che ci accompagnava ovunque, i vecchi seduti intorno ad un sacro bicchiere di tè, i gatti magri magri e uomini a cavallo di asini che passavano ogni minuto.

 

Casablanca è la più occidentale tra le città visitate in Marocco ( e lo si         vede anche per l'abbigliamento delle donne ...) . Bellissima è la Moschea        di Hassan II, anche perchè si affaccia sul mare e lo spettacolo è                     decisamente unico.

 

All'interno della moschea i nostri pregiatissimi marmi di Carrara e i numerosissimi lampadari di vetro di Murano.

 

Nel villaggio dei berberi ci sono ancora gli artigiani di "tajine", i recipienti      di terracotta tipici della cucina marocchina.

 

La tajine è uno stufato di pollo, o montone, o agnello, cucinato a fuoco lento insieme alle verdure, che prende il nome dal contenitore di       terracotta a forma di cono.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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